Rapiti da una visione straordinaria, che ci lascia letteralmente a bocca aperta
L’emozionante racconto del nostro amico Simone Scarpelli della sua prima volta in Val di Fassa
Dolomiti…! Un nome che fin da piccolo avevo sempre e solo sentito pronunciare in tv, magari seguendo qualche gara di sci, oppure su libri e riviste, che riportavano i nomi di alcune famose località (Canazei- Selva di Val Gardena- Ortisei-Corvara), ma che mai avevo potuto ammirare dal vivo.
Arriva però l’estate 2001 e dopo tanto mare la mia famiglia decide di passare le vacanze estive in montagna. La scelta ricade proprio sulle tanto famose Dolomiti. Partiamo in luglio direzione Trentino Alto Adige con l’idea di una precisa meta…: la Val di Fassa. Non smetterò mai di ricordare e raccontare alle persone con cui condivido la passione della montagna, quello che ho provato entrando in valle lungo la famosa e trafficata statale 48, una pionieristica via di comunicazione tra Bolzano e Cortina d’Ampezzo , voluta dal facoltoso greco naturalizzato austriaco Theodor Christomannos e inaugurata sul finire dell’ottocento.
Appena passato l’abitato di Moena la nostra auto costeggia il lago di Pezzè (conosciuto anche come il lago di Soraga) tra gli abitati di Moena e Soraga. Basta ancora una curva e i nostri occhi sono rapiti da una visione straordinaria, che ci lascia letteralmente a bocca aperta e di cui ancora oggi provo un vivissimo ricordo. Tutto il versante fassano del gruppo del Catinaccio (in tedesco Rosengarten) si erge maestoso davanti a noi, con le sfumature che la luce di metà mattinata colora di grigio, giallo ocra e in alcuni punti di un rosa chiaro, residui di un “Enrosadira” mattutina.
Enrosadira … il famoso fenomeno dell’alba e tramonto, per cui le pareti dei monti pallidi si colorano di un rosa talvolta talmente acceso da sfociare nel rosso fuoco e che conserva il suo alone di mistero tra le leggende che accompagnano le montagne fassane e un po’ tutta la regione dolomitica….; nel caso specifico si narra di Re Laurino che maledicendo il popolo dei nani e tutto il creato intorno a sé, con un incantesimo fece si che niente si potesse più vedere, ma si dimentico dell’alba e del crepuscolo, che ancora oggi infiammano le pareti dei monti, che restano altrimenti pallidi per buona parte della giornata.
Da quel giorno di luglio recarsi nella mia amata valle è diventato molto più che una semplice vacanza, ma una vera e propria ragione di vita. I colori delle montagne, quelli del verde accecante dei prati, degli abeti e dei larici che coprono i boschi, l’aria pura e fresca al risveglio, il cielo cristallino e tanto altro….!
Aggiungerei sicuramente alla lista il bianco candore del manto di neve immacolata nella stagione invernale: perché proprio la neve, pur non essendo sciatore, è una delle cose che più amo delle montagne e della Val di Fassa: forse per ripagarmi di questo amore, la valle e la natura mi hanno talvolta regalato “emozioni fuori stagione”: neve fresca sulle cime, ma qualche volta anche sui pascoli più bassi in piena estate.
Ultima tra le esperienze estive quella dello scorso agosto sul Sass Pordoi, coperto da 15 di cm di neve il 21 del mese. Una neve che ha presto lasciato spazio alle rocce e alla ghiaia dei valloni detritici del gruppo del Sella sotto i caldi raggi estivi, ma che per qualche ora ha spostato le stagioni e il normale corso del clima indietro di qualche mese, sotto lo sguardo stupito, ma forse non troppo (visto che chi frequenta questi luoghi da tempo sa che la dama bianca può farsi notare anche fuori stagione), di numerosi turisti.
E poi ci sarebbero tante altre cose da raccontare sulla valle … dall’ospitalità dei suoi abitanti, ai gestori degli esercizi turistici, con cui si instaura spesso un clima di familiarità e affetto, che ti spinge tornare non solo come cliente, ma come un vero e proprio amico e secondo abitante anche se limitatamente al periodo della tua permanenza, nel rispetto e condivisione di questa magica bellezza e ambiente idilliaco!
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